Vivere in Marocco durante il Ramadan: com’è?
E’ l’argomento sulla bocca di tutti da diverse settimane, tutto è cominciato con un’effervescenza nell’aria a cui è seguito un rallentamento generale in tutta la società. L’avete capito, stiamo parlando del mese del Ramadan, un periodo molto particolare quando si vive in Marocco, ma allo stesso tempo qualcosa da vivere.
Il conto alla rovescia :
Le settimane che hanno preceduto il mese sacro, le vetrine dei negozi e degli uffici hanno cominciato ad indicare i nuovi orari, e i colleghi, studenti, amici e conoscenti cominciato a condividere le loro preoccupazioni. Considerato che il calendario musulmano segue la luna e il mese del Ramadan comincia ogni anno 13 giorni prima, per i più giovani questo è il primo anno in cui non coincide con le vacanze scolastiche.
I reparti dei supermercati sono stati letteralmente invasi da datteri, enormi bidoni di miele (e sciroppo di glucosio) senza parlare dei giganti sacchi di farina e semola da 10 e 15 kg. Neanche il tempo di sistemarli, che in men che non si dica, tutto viene preso d’assalto. La gente è solita fare grandi scorte prima dell’inizio del Ramadan, sia per una questione di prezzi (a quanto pare, questi salgono inesorabilmente in questo periodo) che per evitare di dover andare a fare grosse spese sotto il sole cocente, in pieno digiuno.
Una settimana prima del grande giorno, il conto alla rovescia è partito ufficialmente quando il Marocco è tornato all’ora legale (il 21 maggio scorso). Si cerca così di andare incontro ai fedeli accorciando di un’ora la durata del digiuno, d’estate particolarmente lungo (si inizia verso le 3.30, prima dell’alba, e si conclude al tramonto). In questo modo il digiuno viene interrotto verso le 19.45 (a seconda della città) con la chiamata alla preghiera del Muezzin.
Com’è vivere in Marocco durante il Ramadan?
Per cominciare, tutto il paese funziona al rallentatore. La stanchezza è visibile sul volto di alcune persone, in particolare i tassisti, che aspettano i clienti in automobili che si trasformano in scatolette roventi, rendendoli più irritabili del solito.
Nelle principali destinazioni turistiche del paese, come Marrakech o Fès, si possono trovare caffè e ristoranti aperti, ma a Meknès sono cosa rara, anche se ciò non impedisce ad alcuni di pazientare comunque al tavolino di in una delle numerose terrazze dei caffè presenti chiacchierando ed ammazzando il tempo in attesa del tramonto.
Per alcuni lavoratori il Ramadan si trasforma in un mese di ferie, non sempre retribuite, come il dipendente di una mensa scolastica che abbiamo incontrato, ora in “vacanza” per tre mesi.
Le strade sono deserte in alcune ore del giorno, come al mattino presto ma soprattutto all’ora del ftour, alla rottura del digiuno, dove tutti sono a casa. Le persone si mettono i loro abiti tradizionali, e così, anche chi di solito si veste con abiti occidentali può, durante il Ramadan, andare in giro in dJellebah (la tradizionale tunica), babbucce e tasbih (il rosario musulmano che si mette attorno al polso).
Ma la sera, già dalle 21h le strade cominciano a rianimarsi, la gente esce, fa la spesa, va al bar vicino casa, nei giardini pubblici con i bambini, o alla Moschea per il tarawih, una lunga serie di preghiere dove ognuno va viene per gran parte della notte. A ciò si aggiungano le feste e i festival tradizionali, come le notti del Ramadan, una serie di 35 concerti organizzati in 11 città del paese, tra cui anche Meknès.
I prossimi giorni si prevedono molto caldi – e quindi difficili – ma la prima settimana è già andata e non vediamo l’ora di scoprire cosa ci riserverà la festa dell’Aïd el Fitre (la fine del Ramadan) che ci offrirà – Wow! – ben 2 giorni di vacanza, sicuramente un’occasione da non perdere per esplorare nuove mete marocchine…
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