Casablanca: vale la pena visitarla?
Casablanca, o Darbeida (in arabo la “casa bianca“) è la capitale economica e la più grande città del Marocco. Situata sulla costa atlantica, ad appena 4 ore di treno da Meknès. Questa rientra quindi tra le destinazioni che possiamo visitare anche in un week-end. Secondo alcune guide turistiche, la città non meriterebbe di essere visitata, mentre altre la riempiono di elogi. Unico modo per farsi un’idea era quello di andarci di persona, e abbiamo così deciso di farvi un salto.
E’ inizio pomeriggio quando arriviamo all’Oasis, una stazione della periferia di Casablanca, più vicina al nostro bed & breakfast, rispetto alla stazione principale: Casa Voyageurs. Come sempre, i tassisti aspettano i viaggiatori all’uscita della stazione. Saliamo a bordo e questo ci porta a destinazione, chiedendoci un prezzo molto più alto rispetto a quanto ci aspettavamo (e senza accendere il tassametro). Abbiamo la sensazione di esserci fatti leggermente fregare, ma non conoscendo le abitudini locali dei tassisti né la distanza esatta da percorrere, ci ripromettiamo di alzare la guardia per il seguito.
Una volta entrati, scopriamo un’abitazione elegante ricca di decorazioni, che privilegia l’artigianato marocchino in ogni sua forma. Dai lumi in ferro battuto ai cuscini colorati, passando alle cornici in legno intagliate, c’è davvero di tutto. Posiamo i bagagli, e ci riposiamo, considerata l’ora, non abbiamo alcun programma pre-stabilito. Usciti nel quartiere, fermiamo il primo “petit taxi” e chiediamo di portarci al capolinea del tram, e stavolta il prezzo sarà onesto (e con tassametro).
La città dei contrasti
Prendiamo il tram nuovo di zecca fino a Place des Nations Unies. Da qui, passeggiamo tra le strade del centro, fino al monumento più importante della città: la Moschea Hassan II. Il minareto è visibile da lontano, e non a caso, dato che è il più alto del mondo. Ciò che ci sorprende di più, mano a mano che ci avviciniamo, è il forte contrasto tra gli edifici imponenti, grattacieli luccicanti e auto di lusso lungo il Boulevard des Almohades e, giusto di fronte, abitazioni molto popolari con persone che rovistano nei cassonetti dell’immondizia.
In Marocco, come nella stragrande maggioranza dei paesi che hanno affrontato una crescita rapida, le diseguaglianze sono più grandi, e soprattutto più visibili che da noi. E Casablanca è la città che riunisce tutti i contrasti, i grattacieli nuovi di zecca affianco a palazzi malandati risalenti all’epoca coloniale francese, con persone di tutti i ceti sociali che si incrociano, senza però conoscersi.
Il sagrato della moschea si fa sempre più pieno di gente, mano a mano che il sole tramonta all’orizzonte. I bambini giocano, le famiglie si ritrovano e discutono aspettando l’appello alla preghiera una volta tramontato il sole. Il vento si alza portando con se la brezza dell’oceano che ci rinfresca, contempliamo il luogo, dopodiché lasciamo la moschea alle spalle e cambiamo radicalmente scenario.
Un angolo di Giappone in Marocco
Eccoci nel quartiere Gauthier. Atmosfera ovattata e accogliente, luci calde e decorazioni sobrie da Iloli, un ristorante… giapponese ! Eh si, approfittiamo di trovarci a “Casà”, indubbiamente la più cosmopolita di tutte le città marocchine, per provare qualcosa che esce dall’ordinario. Ci accomodiamo al bancone del sushi bar che in realtà scopriamo essere la cucina, interamente aperta, dove gli chef si danno da fare senza stress ma con disciplina, come in una coreografia perfettamente riuscita, per preparare i piatti più diversi. Ci viene presentato un vassoio pieno di piccoli recipienti in ceramica per farci scegliere il nostro bicchiere da saké dopodiché ci viene consegnato un passaporto.
Il passaporto Iloli non consente di valicare fisicamente una frontiera, ma invita al viaggio e alla scoperta. All’interno, troviamo la definizione di alcuni termini, così come le fondamentali regole del galateo giapponese. Ad esempio, sapevate che non è visto di buon occhio posare le bacchette sul bordo del piatto, o immergere completamente un sushi nella salsa soja? Abbiamo anche imparato a cosa serve lo zenzero marinato in lamelle (zenzero gari) che accompagna i sushi, maki o sashimi: a “lavare” il palato dopo ogni pesce, e non a posarlo sui sushi per dar loro più sapore.
Scegliendo il menu Omakase, che significa “lasciar fare”, abbiamo deciso di fidarci ciecamente (è il caso di dirlo) evitandoci così l’imbarazzo della scelta. Ogni pietanza servitaci è stata così una sorpresa, presentataci in ogni dettaglio. E’ il bello in tutto ciò è che grazie alla nostra postazione privilegiata, abbiamo potuto vedere la preparazione di ogni pietanza, fino a desiderarla con gli occhi, sperando fosse destinata a noi.
Dal ceviche profumato allo yuzu al filetto di bue al wasabi, passando per gli imperdibili sashimi, ci siamo leccati i baffi. L’effetto sorpresa e la bellezza delle specialità preparate con minuziosità hanno contribuito a sedurre pupille e papille. Per finire, un bicchiere di Genmaicha: thè verde al riso soffiato, prima di raggiungere la nostra sistemazione. Passiamo davanti al Twin Center, un quartiere d’affari dove le torri gemelle marocchine sovrastano i negozi di lusso, e qui troviamo finalmente un taxi.
L’indomani per colazione abbiamo solo l’imbarazzo della scelta: salotto giallo, salotto oro e bordeaux, all’interno o in terrazza? Scegliamo quest’ultima, con un caffé, un harcha e un melloui dopodiché torniamo alla Moschea Hassan II, questa volta per visitarla. Se la sera prima il sagrato era frequentato quasi esclusivamente da abitanti del posto e fedeli, al mattino al loro posto fanno capolino quasi solo turisti, e a giusta ragione! La grande Moschea di Casablanca è una delle rare aperte ai non musulmani, e le visite sono possibili esclusivamente al mattino, considerato che non ci sono preghiere tra l’alba e mezzogiorno.
La visita della Moschea
Ci mettiamo in fila per fare il biglietto, piuttosto caro rispetto al costo della vita in Marocco. I visitatori si susseguono allo sportello senza interruzione né troppe informazioni, ed è così che abbiamo scoperto, solo troppo tardi, che gli stranieri residenti in Marocco hanno diritto ad una tariffa ridotta. Il visitatore dovrà togliersi le scarpe e metterle in un sacchetto che gli verrà dato insieme ai biglietti, e che terrà con sé fino all’uscita.
All’ingresso veniamo invitati a raggiungere una guida che parla francese. Questa però si accontenta di rispondere alle eventuali domande del gruppo, decidiamo così di cambiare gruppo e ascoltiamo la guida in italiano, circondata da numerose persone sedutegli attorno che sembrano ascoltare con molta attenzione. Dopo qualche spiegazione sulla costruzione, la superficie, il tetto apribile e l’artigianato, andiamo ad esplorare ogni angolo per conto nostro.
La struttura è impressionante per le dimensioni, il dettaglio del soppalco intagliato nel legno, la finezza dei suoi archi e immaginiamo che deve esserlo ancora di più quando questa si riempie di migliaia di fedeli che pregano all’unisono, perfettamente allineati. Apprezziamo in modo particolare le porte in ferro battuto che danno sull’esterno, con i loro rosoni geometrici. Anche i giapponesi presenti sembrano apprezzare… e cerchiamo di trovare una porta che non sia monopolizzata da una giapponese dedita alle posizioni di yoga davanti alla macchina fotografica del suo instagram husband. La visita si conclude con l’immensa sala delle abluzioni, nel seminterrato, dove fanno bella mostra una serie di eleganti fontane in marmo a forma di fiore.
Mangiare pesce fresco sul porto
Ci incamminiamo verso il porto, nonostante sia fine settembre il sole picchia e il caldo è più umido (vista la presenza dell’oceano) rispetto a città come Fès (link). Varcata l’inferriata d’ingresso nella zona portuale, decidiamo di approfittare di essere sull’atlantico per fare il pieno di pesce fresco. Ordiniamo un’insalata di polipo, fresco, tenero ma per qualche minuto ci chiediamo a cosa sia dovuto questo strano retrogusto che già abbiamo individuato in passato… Il pesce è fresco, ma l’olio d’oliva che lo condisce ha un leggero sapore di rancido (morchia) come spesso purtroppo capita nei ristoranti in Marocco. Eppure in questo paese l’olio d’oliva di qualità (anche alta) non manca, ma molti marocchini sono abituati a questo gusto, che per decenni hanno associato ad un olio autentico e naturale. Ordiniamo poi un pesce alla griglia, senza olio stavolta. Semplice e buono!
Il quartiere degli Habous
Le nostre ultime ore a Casablanca decidiamo di dedicarle alla visita di un quartiere più tranquillo. Considerata come la nuova medina, il quartiere degli Habous sorprende in una città così moderna. Vi si entra per una porta scolpita minuziosamente, i negozi, ancora chiusi nel primo pomeriggio, si susseguono sotto i portici anch’essi scolpiti nella pietra. Passeggiamo, alla ricerca di caffè e dolcetti. Qui infatti si trova una pasticceria rinomata, ma purtroppo quando la troviamo capiamo che sarà per un’altra volta, dato che chiude per qualche ora. Fortuna vuole che ci siano anche dei venditori ambulanti, come questo giovane di Meknes che vende cestini pieni di un frutto dal guscio rosso che a prima vista ricorda il litchi, ma poi si rivela essere corbezzolo, o un anziano signore che spinge un carretto pieno di deliziosi biscotti. Facciamo incetta e ci sediamo alla terrazza soleggiata di un bar godendoci gli ultimi momenti del nostro soggiorno a Casablanca.
L’unico inconveniente di questo quartiere, è la sua posizione isolata. Per tornare l’unico modo è il taxi ma anche dopo diversi minuti ad aspettare di questo neanche l’ombra… c’è solo un autista che aspetta nella piazza, che però non usa il tassametro (come molti tassisti a Casablanca con i turisti) ma fa un prezzo fisso, decisamente esagerato ma non c’è altra scelta. Riprendiamo i bagagli e raggiungiamo la stazione in attesa del nostro treno per Meknes.
Quindi? visitarla o no?
Se Casablanca non è la più bella delle destinazioni marocchine, non si può vivere in Marocco senza averla visitata. Questa città di tutti gli estremi vale la pena di essere scoperta per comprendere meglio il paese e, se avete in programma un lungo viaggio in Marocco, vi consigliamo di dedicargli una giornata o due.
Dove dormire?
Noi siamo stati da Dar Diafa, un po’ fuori mano ma con i taxi in 10 minuti e qualche dirham si è in centro.
Tutte le nostre foto di Casablanca:
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