Piemonte: la nostra selezione di vino Slow di alto pregio
Segue da: Dal Piemonte alla Sardegna: 10 cantine SlowWine di alto pregio.
PIEMONTE
5 cantine (in ordine geografico, da nord a sud)
Cantina Le Piane – Boca (Novara) – Sito della cantina
Boca è la zona viticola più a nord-est e più alta del Piemonte (420-520 s.l.m.), in provincia di Novara e si trova tra la Valsesia ed il lago d’Orta tra le ultime colline delle Prealpi. Boca vanta come tutto l’Alto Piemonte una tradizione viticola molto ricca e antica. Era la regione più avanzata e importante d’Italia (40.000 ettari nel 800 – 700 ettari oggi) e da essa partivano importanti impulsi per lo sviluppo di una moderna cultura del vino.
Christoph Kuenzli all’inizio degli anni novanta ha visitato più volte questa regione con l’enologo Alexander Trolf entusiasmandosi per la sua bellezza. Oggi “Le Piane” possiede 9 ettari di vigneti tra nuovi e vecchi, tutti produttivi.
Le Piane Bianco di Le Piane è un vino bianco prodotto con uva Erbaluce. Le uve del Le Piane Bianco vengono vendemmiate attraverso una raccolta manuale. A seguito di una morbida pigio-diraspatura avviene la fermentazione in vasi diversi (cemento, amphora rivista, botte di acacia) e una prova di macerazione lunga sei mesi. Il vino subisce un affinamento in acciaio.
Le Piane Bianco di Le Piane è giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso emergono profumi ampi di fiori bianchi, miele, albicocca e una spiccata mineralità che richiama la roccia calcarea. Al palato si presenta fine ed elegante, lungo senza note vegetali, sapido e con un finale di mandorla e biancospino.
Cantina L’ARMANGIA – Canelli (Asti) – Sito della cantina
L’Armangia ha un bel numero di parcelle di modeste dimensioni sparse qua e là nel territorio di Canelli ma anche nella zona del Nizza, da sempre considerata come il miglior areale per la produzione del Moscato d’Asti. Tutti i vigneti sono posizionati su versanti favorevoli alla maturazione ottimale delle uve e grazie a un’attenta osservazione dei diversi suoli, ogni vitigno è piantato nell’habitat che meglio gli si addice. La conduzione agronomica avviene nel rispetto dell’ambiente, limitando i trattamenti al necessario.
Moscato d’Asti docg Canelli (foto)
Uve provenienti da vigneti siti in Canelli, a circa 190 m s.l.m., esposti a Sud-Sud-Est, con una pendenza media del 15%, terreno fortemente alcalino con strati alterni di tufo e limo, ricco di scaglie di pietra calcarea. Le uve ottenute sono caratterizzate da una sanità sempre elevata, da un ottimo livello di aromi e di acidità che consentono di ritardare la vendemmia fino al raggiungimento del tenore zuccherino desiderato.
Titon Nizza
Il Nizza proviene dalla migliore area di produzione della Barbera, nei 18 comuni che si affacciano sul bacino orografico del Rio Nizza, da vigneti con esposizione da Sud -Est a Sud-Ovest, con una ridotta resa ad ettaro ed un invecchiamento minimo di 6 mesi in legno su un totale non inferiore ai 18 ( a partire dal 1° Gennaio successivo alla vendemmia).
La vinificazione classica in acciaio è seguita immediatamente dalla sistemazione in fusti di rovere da 300, 2000 o 3.400 litri del 100% del prodotto, da un secondo travaso variabile a seconda dell’evoluzione del vino da febbraio a luglio ed un terzo a fine settembre, cui segue la fase terminale dell’affinamento che avviene esclusivamente in botte grande.
Può durare dai 6-7 ai 10-12 anni a seconda delle annate, in proporzione a alcol, estratto, colore ed acidità. Colore rosso rubino con riflessi violacei che virano al granata dopo un lungo invecchiamento. Profumo che ricorda frutti con nòcciolo, fragola, viola, vaniglia, mandorla, talvolta note di pietra focaia.
Barbera d’Asti docg Sopra Berruti
Si ispira alle tradizionali barbere astigiane, molto profumate, colorate, talvolta leggermente acidule in bocca, ma che si abbinano perfettamente alla cucina locale, ai salumi ed ai formaggi tipici.
La vinificazione classica in acciaio a 26° C è seguita immediatamente dalla sistemazione in fusti di rovere del 20-30% del prodotto e in acciaio per la restante parte, dopo circa 6 mesi si procede all’assemblaggio cui segue l’imbottigliamento.
Può durare dai 4 ai 7 anni a seconda delle annate, in proporzione a struttura, colore, alcol ed acidità. Colore rosso rubino con riflessi violacei che virano al granata dopo alcuni anni di invecchiamento. Profumo intenso di frutti con nòcciolo (ciliegia in primis), fragola, viola, talvolta mandorla.
Piemonte doc Albarossa Macchiaferro
Il vitigno impiantato è Albarossa, varietà ottenuta per incrocio fra Chatus e Barbera.
Le uve ottenute sono caratterizzate da estrema ricchezza in polifenoli e da profumi fruttati, acidità sostenuta e buona alcolicità. Le uve vengono vinificate con vinificazione classica in acciaio, seguita immediatamente dalla sistemazione in fusti di rovere da 2000 litri dove per un periodo di circa 14 mesi. Colore rosso porpora fitto con riflessi violacei che virano al granata solo dopo anni di invecchiamento. Profumo che ricorda frutti con ciliegia, prugna, ribes, mandorla e confettura di more.
Vendemmia tardiva Mesicaseu
Un vino dolce elegante e delicato, il Mesicaseu riflette tutta la complessità dei passaggi necessari, in vigna e in cantina, per ottenerlo: dal taglio dei tralci prima della vendemmia per favorire l’appassimento all’oculata cernita delle uve da pressare.
Caratterizzato dalle note di muschio e salvia e dalla persistenza al palato tipiche dei Moscati canellesi con sentori di fiori d’arancio, mela golden, pera, banana e frutti tropicali.
Cantina PAITIN – Neive (Cuneo) – Sito della cantina
Giovanni e Silvano Pasquero Elia conducono dalla collina di Serraboella le attività di una delle cantine presenti sul territorio da più lunga data (almeno dall’Ottocento). Da qualche anno l’attenzione si è rivolta alla vigne, dove i Pasquero si sono avvicinati a pratiche biologiche e biodinamiche.
L’antica cantina restaurata, sorge sulla collina della Serraboella, in una zona dai terreni argillosi e ricchi, che regala vini di struttura considerevole. Tutto intorno l’interessante parco vitato dall’età media molto elevata. Le vigne più prestigiose hanno esposizione ovest o sud-ovest, e si affacciano verso l’avvallamento da cui poi si inerpica il bel borgo di Neive.
Barbaresco Serraboella
Serraboella è la menzione più celebre a Sud di Neive. Una lunga collina con un versante esposto a Ovest che si irripidisce crescendo e volge lentamente verso Sud. Proprio sul versante più scosceso e più caldo i Barbareschi possiedono un carattere unico. Potenza, volume si districano in una trama elegante.
Da uve nebbiolo, viticoltura biologica con l’utilizzo di soli composti rameici e sulfurei naturali, non viene praticato diserbo bensì sfalciatura manuale o meccanica, la raccolta è esclusivamente manuale. l Nebbiolo nelle cantine Paitin viene vinificato tutto con la medesima filosofia: pigiadiraspatura, dalle 3 alle 6 settimane di fermentazione e macerazione in acciaio con cappello sommerso. Si porta poi al finire dell’inverno il vino in legno dove riposa non meno di 18 mesi e quando la struttura lo consente anche due interi anni. I legni sono normalmente botti di volume tra i 25 e 50 ettolitri, di rovere di Slavonia ed Austriaco con un età media di 15 anni.
Cantina Casa E. di Mirafiore – Serralunga d’Alba (Cuneo) – Sito della cantina
Casa di E. Mirafiore è un progetto molto interessante. Fontanafredda ha recuperato questo marchio storico e gli ha dato un’impronta stilistica molto precisa. Con l’etichetta Mirafiore escono le selezioni più importanti, realizzate con uno stile iper tradizionale e destinate quindi agli amanti di vini molto territoriali, prodotti senza compromessi: zero lieviti selezionati, legni di grandi dimensioni e solo le uve migliori.
Per realizzare i vini di questo marchio sono state selezionate le migliori vigne di proprietà di Fontanafredda. La formula applicata in vigna – sotto la supervisione dell’agronomo Alberto Grasso – è comune alle altre aziende del gruppo: no a diserbanti e a fertilizzanti chimici.
Pietra Magica
Questa vigna è dedicata alla magia, riscoprendo un vecchio racconto ritrovato negli anni ’80 quando vennero rinvenute due pietre antropomorfe in testa ad un filare di una vecchia vigna, detta “camongin” sulla collina di Vesime, ultime sopravvissute di ventiquattro coppie scolpite che scandivano il paesaggio della vigna. È possibile che la vigna di pietra sia stata creata per contrastare il dramma della fillossera, malattia che a inizio ‘900 distrusse la viticultura europea. Il pensiero magico rappresenta un sistema di saperi orali, atti ad interpretare il mondo e combattere le sfide quotidiane. Talismani, pietre, incantesimi, preghiere sono espressioni della cultura di una comunità che cercava soluzioni, anche trascendenti, per affrontare calamità, per dirottare il destino verso la serenità, per combattere la malora.
Oltre al biologico questa vigna, grazie alle sue dodici pietre, è anche magica…Non si sa come, ma il vino che nasce sembra più buono. Agli inizi della stagione, ad aprile, una terribile ondata di gelo colpisce tutta l’area del basso Piemonte, con risultati disastrosi, poichè la vite era in gemmazione. “Magicamente”, le uve di vigna magica di salvarono e, all’epoca della vendemmia, si presentarono in ottima qualità, mentre tutte le vigne perimetrali, data la gelata, non vennero neppure raccolte. Si possono trovare più spiegazioni di questo fenomeno: quello scientifico, riguarda l’esposizione a sud, quello magico è che i Mahoi di Langa hanno protetto con il loro influsso benefico le viti ed i loro frutti. Pietra magica non è nient’altro che l’interpretazione storica di come veniva concepito tantissimi anni fa il vino di Langa che divenne poi successivamente Barolo. Il nebbiolo, il vitigno più importante del basso Piemonte, storicamente, dati i climi più freschi rispetto ad oggi, non veniva vinificato separatamente ma veniva ripassato sulle bucce di Barbera. Con un passaggio in botte grande di un anno, la complessità e la struttura del vino trovano la loro perfetta dimensione. Immediato, elegante, con un esplosione di freschezza al naso, è un vino che può vivere a lungo anche in bottiglia. Semplicemente magico.
Cantina Brezza, Barolo (Cuneo) – Sito della cantina
Famiglia di produttori attiva dal 1885. L’Azienda si estende su di una superficie di 23,5 ettari di terreno nelle Langhe, dei quali 20,5 a vigneto il resto noccioleti e boschi. La loro produzione annuale frutto delle varietà piemontesi (Dolcetto, Freisa, Barbera e Nebbiolo) Nelle cantine ospitano botti grandi e lieviti indigeni.
Vigne inerbite con un mix studiato di erbe per mantenere sani e fertili i suoli, uso di macchine sempre meno pesanti (anche quad) per evitare il compattamento del terreno, appezzamenti di prestigio che godono di condizioni pedoclimatiche ideali, sono gli ingredienti che permettono a Brezza di creare vini territoriali e rispettosi degli equilibri naturali.
Nebbiolo d’Alba DOC Vigna Santa Rosalia
La vinificazione viene effettuata nel rispetto della freschezza e dell’eleganza del vino. La fermentazione con macerazione dura dai 6 ai 8 giorni poi il vino ancora velato viene mantenuto ad una temperatura di 18-20° C circa per favorire la malolattica. Nel mese di Dicembre si passa allo stoccaggio in botte di rovere per circa un anno. Successivamente permarrà per un periodo di uguale durata in bottiglia per l’affinamento dei profumi.
Questo vino così ottenuto é generalmente già pronto per il consumo.
Per scelta aziendale ma ancor più per le caratteristiche pedo-climatiche con cui la vite deve interagire è profondamente diverso dal più famoso Barolo. Si presenta con profumi primari (fruttati: pesca, frutti di bosco) meno corposo al palato relativamente di pronta beva si adatta più facilmente del più austero Barolo all’abbinamento con menù estivi meno elaborati. Regge bene anche un certo invecchiamento anche se è preferibile un consumo relativamente giovane.
Langhe DOC Nebbiolo
La vinificazione viene effettuata nel rispetto della freschezza e dell’eleganza del vino. La fermentazione con macerazione dura dai 6 ai 10 giorni, poi il vino ancora velato viene mantenuto a una temperatura di 18-20°C circa, per favorirne la malolattica. Il Langhe Nebbiolo proviene da vigneti posti nel comune di Barolo; è affinato soltanto in acciaio e nella primavera viene già messo in bottiglia. La cantina Brezza con questo vino vuole rappresentare il Nebbiolo nella sua giovinezza: esaltata, infatti, dalla chiusura (soltanto tappo in vetro) e dall’etichetta che raffigura un papavero, fiore che a giugno vira di rosso le colline e fa volare la fantasia sulle ali della freschezza.
Si presenta all’olfatto con profumi primari (floreali, di rosa, di viola e sentori agrumati di buccia d’arancia), meno corposo al palato e relativamente di pronta beva, si adatta con maggiore facilità del più austero Barolo all’abbinamento con menù estivi meno elaborati e va benissimo anche con il pesce. Regge bene un certo invecchiamento anche se è preferibile un consumo relativamente giovane.
Barolo DOCG Castellero
Lo stile di vinificazione, come per tutti i vini Brezza, è quello di una mano leggera che tende ad accompagnare l’uva sino alla bottiglia.
Se si ha una buona cantina di stoccaggio, nelle annate eccezionali, sarebbe meglio non bere prima del sesto anno dopo la vendemmia i Barolo provenienti dalle MeGA (Castellero, Cannubi e Sarmassa), poichè in tal caso si perderà tutta quell’ampiezza di profumi che hanno origine dall’affinamento in bottiglia e tanto apprezzati nei grandi rossi da invecchiamento. La temperatura di servizio può variare dai 16 ai 18°C se il Barolo è giovane; si consiglia la mescita in ampi bicchieri direttamente dalla bottiglia; se il vino ha più di quindici anni di invecchiamento, sarebbe meglio aprire la bottiglia 2 o 3 ore prima e toglierne almeno un bicchiere, per permettere una buona ossigenazione. I Barolo superiori ai vent’anni, con l’ausilio di una candela per controllarne la limpidezza, vanno decantati in caraffa, lasciando in bottiglia gli eventuali depositi che si fossero formati durante l’invecchiamento. Questa operazione dovrà precedere di almeno 15 minuti il consumo. Per quanto riguarda gli abbinamenti, sono molto indicate carni rosse, selvaggina e formaggi, non disegnando però, se la cena è in grande stile, l’abbinamento a tutto pasto, partendo da Barolo più giovani (di minor austerità) per giungere poi ai Barolo più invecchiati e di grande carattere
Barbera d’Alba DOC Vigna Santa Rosalia
Il terreno in questa zona al confine tra il comune di Alba e Diano d’Alba ben si presta a produrre una Barbera di grande florealità ed eleganza. La Cantina Brezza ha deciso di vinificare le uve di questa vigna evitando qualsiasi contatto con il legno e chiudendo la bottiglia con il tappo di vetro.
Il vino così ottenuto viene di solito messo in commercializzazione durante il mese di luglio successivo alla vendemmia. Va bevuto a temperatura di 18°C e accompagnato da salumi, mortadella, primi piatti e anche cibi notoriamente grassi che ben si abbinano alla componente fresca, tipica di questo vino. È da preferire il consumo giovane anche se mantiene comunque un buon livello qualitativo fino a tre o quattro anni.
Barbera d’Alba DOC Superiore 2016
Le uve Barbera prodotte sono di alta qualità per il buon equilibrio zuccheri e acidità, specie nelle annate siccitose.
Giunta l’uva in cantina, viene immediatamente diraspata e pigiata. Il mosto ottenuto fermenta circa 8-10 giorni. La macerazione viene normalmente prolungata per altri 4 o 6 giorni. Successivamente il vino viene mantenuto alla temperatura di 18° C per lo svolgimento della malolattica. Terminata anche quest’ultima fermentazione, si passerà all’affinamento di un anno in giovani botti di rovere di Slavonia (0-3 anni). Giunto alla bottiglia vi rimarrà ancora dodici mesi, periodo dopo il quale avendo affinato i profumi verrà messo in vendita.
È per certo da tutti considerato uno dei grandi vitigni a bacca rossa d’Italia.
La tipologia della Barbera di Langa è quella di un vino rosso importante di grande struttura, affinato in rovere con ottime capacità d’invecchiamento. È un vino che ben si abbina ai primi piatti (tajarin, agnolotti del plin, etc.) anche se dai suoi estimatori è apprezzato ottimo a tutto pasto.
Dolcetto d’Alba Brezza 2019
Il nome Dolcetto deriva dal dialetto locale “ducet” (piccolo dosso) perché normalmente era coltivato nella parte più bassa della collina dove le pendenze sono più dolci.
Il terreno di questo vigneto nel comune di Barolo è soffice e sabbioso. I vini che ne prendono origine sono sempre molto eleganti al profumo, fruttati e di buona complessità. Anche nelle annate piovose in questo vigneto si riesce sempre ad avere una buona qualità delle uve, grazie all’alta percentuale di sabbia di cui è costituito il terreno e all’alto potere drenante che ne deriva.
Al palato si presenta con un leggero retrogusto amarognolo (mandorla amara), tipico del Dolcetto di queste zone; il colore è violaceo, molto vivace. Il Dolcetto è il vino della “tavola quotidiana” che meglio ha saputo radicarsi nel cuore dei piemontesi. Si abbina infatti con grande duttilità alla complessa cucina della regione, dagli antipasti fino al dolce. Si può ben conservare per alcuni anni anche se con il tempo va perdendo la caratteristica che meglio lo individua: la freschezza.Dal Piemonte alla Sardegna: 10 cantine SlowWine di alto pregio.
un simple j'aime.
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